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Liti temerarie, si spinge per la legge: chi vuole farla e cosa vuole tutelare

Una legge per chi racconta, non per chi tace. Dalle piazze al Parlamento, cresce la spinta contro le liti temerarie: la libertà di stampa chiede finalmente tutele vere

Liti temerarie, si spinge per la legge: chi vuole farla e cosa vuole tutelare (foto da intervista) – portalevaldorcia.it

Era un po’ che se ne parlava ma il caso Ranucci ha accelerato il processo: negli ultimi giorni il tema delle liti temerarie è tornato al centro del dibattito politico. Le manifestazioni per la libertà di stampa hanno riportato alla ribalta una questione che da anni si trascina tra promesse e rinvii. Ora però qualcosa si muove davvero, e la spinta arriva da più parti, dentro e fuori il Parlamento.

Nel mirino c’è un obiettivo semplice ma cruciale: fermare le cause intimidatorie contro giornalisti, attivisti e chiunque provi a raccontare fatti di interesse pubblico.

Quelle azioni legali (spesso querele o richieste di risarcimento milionarie) che nascono non per ottenere giustizia ma per zittire. È qui che entra in gioco la proposta di legge contro le liti temerarie, sostenuta in particolare dal Movimento 5 Stelle e da una parte delle opposizioni.

Tra le voci più dirette c’è quella di Ada Lopreiato (M5S), che in un’intervista al Fatto Quotidiano ha lanciato un appello chiaro: “Basta parlare, la destra voti il testo”. Il riferimento è alla proposta già depositata che introduce sanzioni per chi agisce in giudizio con malafede e prevede il risarcimento dei danni a chi subisce una querela infondata. Una legge, insomma, pensata per tutelare la libertà di informazione e scoraggiare l’uso distorto dei tribunali.

La maggioranza frena sulla legge anti SLAPP: cosa prevede la direttiva UE

Il punto politico, però, è che la maggioranza sembra frenare. Secondo l’opposizione, la destra non avrebbe ancora mostrato la volontà di portare il testo in Aula.

La maggioranza frena sulla legge anti SLAPP: cosa prevede la direttiva UE – portalevaldorcia.it

Una posizione che stride con il contesto europeo: la Direttiva UE anti-SLAPP (Strategic Lawsuits Against Public Participation) è già in vigore dal maggio 2024 e impone agli Stati membri di recepirla entro il 2026. L’obiettivo della direttiva è proprio quello di proteggere chi interviene su questioni di interesse pubblico da azioni legali abusive.

La legge europea prevede strumenti concreti: la possibilità per i giudici di archiviare rapidamente le cause manifestamente infondate, l’introduzione di sanzioni economiche per chi promuove liti pretestuose, e la copertura delle spese legali a favore della parte vittima dell’abuso. Meccanismi già adottati in altri Paesi europei e che, se applicati anche in Italia, cambierebbero radicalmente lo scenario.

Non si tratta solo di diritto, ma di clima. Le liti temerarie producono paura e autocensura: molti giornalisti evitano di pubblicare inchieste per timore di trovarsi, anni dopo, in un’aula di tribunale. È la cosiddetta “chilling effect”, l’effetto del gelo, quando la libertà di parola si ritrae davanti alla minaccia di una querela. Un danno non solo per chi scrive, ma per l’intera collettività che perde la possibilità di conoscere.

Negli ultimi mesi, Ordine dei Giornalisti e FNSI hanno chiesto più volte al governo di agire, sottolineando il rischio di arrivare tardi al recepimento della direttiva europea. Una richiesta condivisa da gran parte del mondo dell’informazione, che vede nella legge anti-SLAPP un argine necessario contro gli abusi.

La discussione politica, però, resta sospesa. Eppure il tempo corre, e la scadenza del 2026 si avvicina. Forse serve meno retorica e più coraggio: perché difendere chi racconta i fatti non è una battaglia di parte, ma una questione di democrazia. E la domanda che resta, a fine giornata, è la più semplice di tutte: chi avrà davvero il coraggio di farla, questa legge?

Antonio Papa

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