Pensioni: dal 2027 ci andremo più tardi e con un assegno più basso

Brutte notizie per coloro che, per uscire dal lavoro, dovranno attendere il 2027: l’età pensionabile aumenterà ma, purtroppo, gli assegni saranno sempre più bassi.

Non è stata una buona annata per quel che riguarda le pensioni: gli assegni sono stati rivalutati solo dello 0,8% nel 2025 portando, quindi, le pensioni minime a 616 euro al mese circa. La situazione non sarà molto più rosea nel 2026 ma il peggio, a quanto pare, ci aspetta a partire dal 2027.

il premier giorgia meloni
Pensioni: dal 2027 ci andremo più tardi e con un assegno più basso -(foto Ansa)- portalevaldorcia.it

La Legge Fornero, come ormai è evidente, per il momento non può essere cancellata del tutto. Il Governo Meloni sta studiando diverse soluzioni per arginarla ma abolirla non è possibile. E non è possibile nemmeno congelare l’età pensionabile bloccando l’aumento previsto a partire dal 2027. Pertanto, coloro che andranno in pensione nel 2027 o dopo, non potranno più uscire dal lavoro a 67 anni.

Dovranno attendere ancora qualche mese dopo aver spento 67 candeline sulla torta. Ma il peggio non è questo: anche se sembra un paradosso, pur lavorando di più, a partire dal 2027, gli assegni pensionistici si ridurranno. In pratica a parità di età, contributi e stipendio, chi andrà in pensione dal 2027 in avanti avrà un assegno più esiguo di chi ci è andato nel 2025 o nel 2026.

Pensioni più basse dal 2027: ecco perché

Se pensi che l’assegno previdenziale dipenda solo da età, contributi e stipendio sbagli e anche di grosso. Dal 2027, a parità di tutti questi fattori, le pensioni saranno più basse. Il motivo? Un dettaglio che quasi nessuno conosce ma che fa una differenza enorme.

il premier giorgia meloni accanto al ministro dell'economia giancarlo giorgetti
Pensioni più basse dal 2027: ecco perché -(foto Ansa)- portalevaldorcia.it

Per capire come funzionano le pensioni oggi dobbiamo fare un salto indietro di quasi 30 anni e tornare al 1996, quando entrò in vigore la legge Dini che modificò il sistema di calcolo degli assegni pensionistici. Fino a quel momento gli assegni erano stati calcolati con il sistema retributivo che teneva conto della media delle retribuzioni degli ultimi anni. Dal 1996 in poi, invece, è entrato in vigore il sistema di calcolo contributivo.

Quest’ultimo, per calcolare l’importo dell’assegno pensionistico, moltiplica il montante contributivo – cioè tutti i contributi che un lavoratore ha versato nell’arco della sua carriera – per un numerino che si chiama coefficiente di trasformazione e che è tanto più alto quanto più alta è l’età in cui un soggetto va in pensione. Più alto è il coefficiente di trasformazione e più alto sarà l’importo dell’assegno previdenziale. A logica, dunque, verrebbe da pensare che se, due lavoratori che guadagnano entrambi 2000 euro al mese e che vanno entrambi in pensione a 67 anni con 30 anni di contributi, avranno il medesimo assegno.

uomo anziano preoccupato con una mano sulla fronte
Dal 2027 gli assegni Inps potrebbero essere più bassi/portalevaldorcia.it

Ebbene no: tutto dipende dall’annata, potremmo dire. Infatti, in base alla vigente normativa in materia di pensioni, ogni due anni, in base alla durata media della vita, devono essere rivisti sia l’età pensionabile che i coefficienti di trasformazione. In parole povere: se la durata media della vita aumenta – come sta accadendo in Italia – allora l’età pensionabile dovrà essere aumentata mentre i coefficienti di trasformazione dovranno essere abbassati.

E se questi ultimi vengono abbassati, l’importo degli assegni pensionistici sarà più basso. Si prevede che dal 2027 in avanti essi verranno abbassati mentre l’età pensionabile verrà aumentata. Un aumento di pochi mesi che potrebbe non compensare l’abbassamento dei coefficienti di trasformazione. Pertanto chi uscirà dal lavoro nel 2027 a parità di stipendio e contributi, avrà una pensione più bassa rispetto a chi è andato in pensione nel 2025 o nel 2026.

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