Un’altra stangata in arrivo per tanti lavoratori: determinati contributi non verranno più considerati utili ai fini della pensione. Molti dovranno lavorare ancora qualche anno.
Sei convinto di avere tutti i requisiti in regola per l’accesso alla pensione eppure l’Inps ti ha respinto la domanda? E’ quello che potrebbe accadere a molti nei prossimi mesi: certi contributi, infatti, non saranno più considerati utili per poter lasciare il lavoro e ricevere il tanto sospirato assegno dell’Inps.
Sono tante le persone che non vedono l’ora di lasciare il lavoro e dedicarsi alla famiglia, ai propri hobbies, ai nipotini magari. Insomma sono tanti i lavoratori che aspettano con ansia l’arrivo dell’età per poter accedere alla pensione. Come tutti sappiamo, per poter andare in pensione conta non solo l’età ma anche i contributi.
I contributi, infatti, sono fondamentali non solo per l’importo dell’assegno previdenziale che andremo a ricevere ma pure per l’accesso stesso alla pensione. Sono ancora più fondamentali dell’età: ci sono misure pensionistiche che non hanno il requisito anagrafico – pensiamo, ad esempio, alla pensione anticipata ordinaria – ma tutte richiedono di aver maturato un minimo di contributi. Ebbene certi contributi, però, non saranno più considerati validi.
Brutta stangata per tantissimi lavoratori che speravano di poter lasciare la pensione con qualche anno di anticipo: determinati contributi non sono più validi. Di conseguenza, molti dovranno continuare a timbrare il cartellino ancora per un po’. Vediamo tutto nei dettagli.
Oltre alla pensione anticipata ordinaria – che prevede l’uscita dal lavoro a qualunque età purché i contributi siano pari almeno a 42 anni e 10 mesi per gli uomini o 41 anni e 10 mesi per le donne – c’è un’altra misura di pensione anticipata assolutamente vantaggiosa: la pensione anticipata contributiva. Quest’ultima misura permette di uscire dal lavoro con soli 20 anni di contributi e ad appena 64 anni anziché a 67: ben tre anni di anticipo sulla tabella di marcia.
La pensione anticipata contributiva si rivolge solo ai lavoratori contributivi puri: coloro che non hanno nemmeno un solo contributo antecedente al 1996, anno in cui gli assegni previdenziali hanno cominciato ad essere calcolati con il sistema contributivo e non più con il sistema retributivo. La brutta notizia è che, per poter sfruttare questa misura, tutti i contributi devono essere effettivi: i contributi figurativi non valgono.
A stabilirlo è stata una recente sentenza della Corte di Cassazione: precisamente la sentenza 27910 dello scorso 20 ottobre. Con il termine “contributi figurativi” s’intendono quelli versati anche in periodi in cui il soggetto non lavorava: malattia, congedi con la la Legge 104, cassa integrazione, periodi di disoccupazione, cariche politiche. Ricordiamo, infine, che, per poter accedere alla pensione a soli 64 anni, oltre ad aver maturato minimo 20 anni di contributi tutti effettivi, è necessario anche che l’assegno pensionistico sia pari almeno a:
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